Passando attraverso la strada statale denominata Cassia bis che collega Roma a Viterbo, è impossibile non fermarsi anche solo per una piccola sosta a Sutri, l’antica Sutrium che Livio definì “La Porta dell’Etruria”, tra le principali città etrusche, che si trova ad appena 54 km dal centro della capitale. Ed è proprio l’area archeologica lungo la strada ad attrarre l’attenzione degli automobilisti o dei ciclisti. Tra i tesori custoditi dall’area brilla il Mitreo: inizialmente sepolcreto etrusco, poi luogo di culto del dio Mitra e infine chiesa cristiana.
La piccola chiesa di Santa Maria del Parto risalente al XIII-XIV secolo è scavata in una rupe di tufo, ed è stata innalzata sulla struttura di un mitreo del III secolo d.C.
Lo confermano già alcuni elementi, come la navata principale coperta da una volta a botte fortemente ribassata e una nicchia che custodiva la rappresentazione in bassorilievo di Mitra durante il sacrificio del Toro Cosmico – purtroppo mai rinvenuta – oppure le due strette navatelle laterali con copertura piana, un lungo sedile che collega i pilastri della navata e una serie di gradini posti davanti all'altare.
Nel vestibolo si possono ammirare affreschi raffiguranti la Madonna ed i Santi, S. Cristoforo e la leggenda di S. Michele del Gargano.
Tra gli affreschi che adornano le pareti laterali e le colonne, tutti ottimamente conservati, spicca quello dell’ipogeo raffigurante San Michele Arcangelo al quale fu in primo luogo dedicato il culto.
Il fascino e anche il mistero del Mitreo e dell’intero parco archeologico sono arricchito anche dalla circostanza che in età medievale la zona era sotto il controllo dei Cavalieri Templari, che qui avevano un'importante precettoria per il controllo della via di pellegrinaggio.
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